alcune cose da fare per un vivere sereno

- mangiare molta verdura (un pò rognosa da preparare ma la stipsi ne trae giovamento)
- non soffermarsi a pensare troppo ai giri astrusi che si compiono per arrivare dove si è (tanto nessuna logica potrà mai spiegarlo)
- non prendersela troppo se alle quattro è già buio (l'inverno è passeggero, come il Natale, 'ngraziaddio)
- leggere i titoli ma non leggere gli articoli (bastano e avanzano per tenersi aggiornati sulla mediocrità che regna sovrana intorno a te)
- non sperare che qualcosa cambierà nel tuo paese, riponi semplicemente la speranza (un domani, semmai si potrà vendere a sacchetti, ti tornerà utile visto che non avrai una pensione)
- curiosare il più possibile (anche rovistare tra le cose vecchie) [mi piace il verbo rovistare, dovevo scriverlo]
- spezzare il monopolio della doccia e fare un bagno di tanto in tanto (impreziosiscilo con una balistica profumata e a distanza di un giorno ti sentirai ancora tutta flu flu)
- frequentare gente che viene da altre parti del mondo (soprattutto quando non si ha la possibilità di andare in ferie)
- fare ogni tanto una puzzetta sotto i portici affollati e assaporare il gusto di farla franca
- pianificare (ma solo per finta)
- smetterla di dire che comincerai a vestirti da femmina (tanto non lo farai)
- finirla una buona volta di sentirsi frustrati per il punto precedente (ricorda: alcune femmine sono femmine a prescindere e tu sei una di quelle!)
- dormire senza mutande (concilia il sonno, favorisce i sogni e la vescica si sveglia senza particolari traumi)
- guardare oggetti tondi roteare ed ascoltarne il fruscio (fai click)

non glielo dite che è irreversibile...

Dopo aver sondato minuziosamente il terreno per mesi e aver creato degli avamposti strategici, ieri ho sferrato l'attacco e l'occupazione si è consumata. Inesorabile. Con un abile strategia di distrazione ho creato una breccia nella roccaforte nemica. L'avversario, pur sapendo in cuor suo che nulla avrebbe potuto, ha provato a opporre una timida resistenza ma è ben presto capitolato. A me l'onere e l'onore di prendere lo spazio che andavo cercando.
Ad oggi posso orgogliosamente annunciare di aver conquistato il primo ripiano dell'armadio di Andrea.

il mondo perde i pezzi

Ieri, cappellino sciarpa e ombrello, mi sono avventurata per la città: mi serviva un uncinetto e del filo.
Già di per sè, decidere di comprare un uncinetto è un atto reazionario, me ne rendo conto. Il volerlo davvero comprare è da sconsiderati. Eh sì, perchè si fa presto a dire:- Voglio un uncinetto. Ma dove lo compri? La risposta è semplice: in merceria. Certo certo. Ma... le mercerie... esistono ancora?
Mi sono messa all'opera e ho interrogato un pò di colleghe e conoscenti. Ebbene, ieri, dopo un'approfondita perquisizione della città, ho scoperto che sì, seppur ben nascoste, a Modena esistono ancora le mercerie (ancora per poco, temo). E' stato quasi commovente entrare in questi negozi d'altri tempi e intrattenermi con signore di un'età media non inferiore ai 70. Chiedere consigli su spessori e consistenze, circondata da bottoni, sigarette di filo colorato, e rotoli di bordi ricamati. Mi guardavo intorno ed ero accerchiata da oggetti curiosi di cui ignoravo l'esistenza. Vedevo queste vecchine indaffarate a prender misure e darsi consigli su lunghezze e quantità. Le ho invidiate un pò, lo confesso, e mi stava venendo da chieder loro: insegnate anche a me, prima di andare al creatore, per favore... non portate i vostri segreti via con voi, lasciateceli qui, lasciateli a qualcuno.  
Comunque, malinconie a parte, alla fine missione compiuta. E ora, catenella sia! 



finito

E' bella la sensazione che si prova quando finisci un lavoro che ti ha succhiato un sacco di energie. Un senso di liberazione, sì, ma anche tanta voglia di godersi la stanchezza, riposandosi. Smetterla di avere quel chiodo fisso fastidioso. Potersi finalmente dedicare a quello vero di lavoro, quello retribuito (da fame, ma retribuito). Pensare di non dover dire più:- Mi spiace, non posso venire, ho troppo da fare- Riportare i libri in biblioteca, frantumare appunti e fotocopie e ricominciare ad accendere il computer solo per casseggiare. Decidere cosa fare il prossimo fine settimana solo in base a parametri del tipo: relax, divertimento, viaggio, concerto, amici e, in caso di maltempo, sesso sfrenato in diversi vani dell'abitazione. E poi farsi un tè a metà pomeriggio e convincersi, una volta per tutte, che in questo paese è totalmente inutile investire soldi e tempo per migliorare il proprio curriculum con titoli che, nella migliore delle ipotesi, possono essere utili solo a pulirsi il culo in caso di carenza imprevista di cartaigienica.
Detto ciò, vado a mettere su il bricchetto dell'acqua e a stravaccarmi a testa in giù sul divano. Yeah!